di: Sara Venuti
con: S. Venuti, D. Labanca
disegno luci: Matteo Fantoni
scenografie: Federico Calzini
sostenuto da: Regione Toscana sistema regionale dello spettacolo dal vivo, Officine della Cultura, ALDES Teatro
Produzione: Teatro Insonne
Maria è uguale a noi.
Trascinandosi dietro un’infanzia costellata da piccoli traumi e complessi irrisolti, combatte ogni giorno per mantenersi in equilibrio tra se stessa e l’immagine che vuol dare agli altri.
Con una sostanziale differenza, però:
Maria è la dittatrice di un minuscolo paese ai confini del mondo.
La Generalessa Maria si dipana tra gli obblighi che la sua figura impone e il dovere morale di mantenersi salda ai propri principi, mentre la piccola Maria dentro di lei scalcia e strepita, vuole che tutti le obbediscano e la amino, avverte la vertigine di non aver alcun limite al suo potere.
Cosa fa di una persona uno spietato dittatore?
E’ la cattiveria, la follia, la paranoia o si tratta solo di una piccola scintilla nascosta anche dentro di noi, che l’occasione potrebbe rendere fuoco?
Se nulla si frapponesse tra noi e Dio, che genere di dittatori potremmo diventare?
Lo spettacolo nasce dallo studio delle più importanti dittature del ventesimo secolo, dalle più famose come il nazismo o lo stalinismo alle più recenti, come quella di Slobodan Milošević in Serbia e Kim Jong-un in Corea del Nord.
Analizzando in primo luogo le biografie di questi dittatori e cercandone i punti in comune si è creato un identikit della vita privata del dittatore “modello”: infanzie difficili, in condizioni di povertà e disagio, contrasti con i genitori, abbandoni, soprusi.
In secondo luogo si è studiata la loro biografia politica, ovvero come sono saliti al potere e, soprattutto, come lo hanno mantenuto: la sottomissione tramite terrore, la negazione dei diritti fondamentali, il culto della personalità.
Unendo queste due prospettive si ottiene l’immagine completa. Il dittatore e la persona, il pubblico e il privato, l’adulto e il bambino.
Ed è in questa dualità che si nasconde l’aspetto più terrificante della figura dittatoriale: erano mostri ma anche persone come noi.
Questa è la storia che viene raccontata in “Venti chili di occhi”: dalle sue origini e le sue insicurezze vedremo la nostra dittatrice vendicarsi dei suoi fantasmi, la vedremo combattere per conquistare e mantenere il popolo al suo volere, dibattersi tra la vita pubblica e il bisogno privato, in una spirale che viene innescata dal suo dualismo: è una persona ma è un mostro, ed è un mostro proprio perché è una persona.